Perché divulgare la storia di Trieste?
Spesso ai giorni nostri viene evocata l’importanza di studiare la storia, la quale rientra in quella sfera comunemente chiamata “cultura”. In questo c’è indubbiamente del vero, il problema sorge quando non si discrimina e non si comprende in cosa consista questa “cultura”. Non si tratta, infatti, di una mera attività mnemonica: in tal guisa avrebbe ben poca utilità, ed esisterebbe solo in una cerchia molto ristretta – è un lavoro da eruditi. Non è nemmeno un rammentare gli eventi della storiografia, cioè della storia per come le fonti ce la raccontano: questo compete agli storici.
Al singolo interessa la cultura come metodo per capire il mondo che lo circonda e, in conseguenza, conseguire coscienza di sé in rapporto con questo mondo. E’ così che la cultura diventa storia, poiché il singolo e il mondo vivono nella storia: sono la storia. Da ciò la necessità di divulgare pillole di storia della nostra città e, soprattutto, dei suoi diretti protagonisti: uomini e donne spesso dimenticati, le cui azioni in vita hanno determinato indelebilmente parte del presente; determinato parte delle nostre radici, del principio da cui nacque la cultura mitteleuropea spazzata via dai nazionalismi, dall’attrito tra grandi potenze, infine dalla deriva liberal-capitalistica di oggi che tutto consuma, a cui tutto soccombe.
“Studia il passato se vuoi prevedere il futuro” diceva Confucio, a maggior ragione oggi bisogna partire dal passato per costruire il presente, rivolti verso il futuro: perché se è vero che dove c’è il fine lì c’è anche il principio, è altresì vero l’inverso: dove c’è il principio, lì c’è anche il fine.
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