Anche il nostro ateneo è uno tra i tanti complici dei crimini israeliani perpetrati in Palestina.
L’università di Trieste ha rapporti con strutture e centri di ricerca israeliani (la gran parte dei quali collusi con il criminale apparato bellico sionista), come testimoniato anche dal viaggio istituzionale dell’ex rettore Fermeglia in Israele nel 2017.
Nel dicembre del 2023 la complicità tra mondo accademico e sionismo ha trovato nuova conferma anche dalla vergognosa petizione, lanciata e promossa da tre professori della SISSA di Trieste, contro il boicottaggio di Israele e delle sue università (che ricordiamo ancora essere collegate con l’apparato tecnico-bellico delle forze armate israeliane). Tale petizione ha addirittura raccolto ben oltre 6000 mila firme.
Il complice silenzio delle istituzioni accademiche sul genocidio in corso in Palestina è assordante. Sotto vaghi e vuoti appelli alla “pace”, che furbescamente evitano di evidenziare chi sia la vittima decennale e il carnefice, chi l’oppresso e chi l’oppressore, molto probabilmente si celano interessi politici ed economici che legano università italiana e industria bellica, nazionale e non.
A riprova dei legami tra università e industria bellica vi sono le interessanti ricerche condotte dal giornalista Antonio Mazzeo, che proprio di recente si è impegnato anche nella pubblicazione di un libro sul tema (“La scuola va alla guerra. Inchiesta sulla militarizzazione dell’istruzione in Italia”, A. Mazzeo, Manifestolibri, 2024).
È questa l’università che veramente vogliamo?
Noi ci uniamo alla protesta di molti altri studenti e, come loro, esigiamo che l’ateneo da noi frequentano non sia colluso in alcun modo con il massacro di Gaza. Ci schieriamo affinché l’università di Trieste prenda una posizione netta di condanna nei confronti di Israele e del suo operato!
Non tollereremo più il silenzio complice e il collaborazionismo delle istituzioni!