Lo scopo del seguente articolo è dare una visione attuale della realtà e del potere, evidenziandone obiettivi e strategie. Pertanto saranno toccati in modo estremamente sintetico argomenti molto vasti, con la speranza di coglierne l’intima essenza.
Il primo passo che uno schiavo deve compiere per liberarsi delle proprie catene è riuscire a vederle, identificarle e conoscerle. Nella società dei consumi, del controllo e dell’obbligo quale quella in cui l’uomo è inserito, non ci si è mai sentiti, al contrario, tanto liberi. Dove la scelta è indirizzata in modo prescrittivo, l’uomo moderno vede libertà, dove quest’ultima è garantita egli si sente smarrito, incapace di compiere decisioni autonome. Se però in precedenza l’imporsi di un sistema consumistico aveva l’obiettivo di spersonalizzare l’uomo e ridurlo alla stregua di una bestia, con l’obiettivo tanto di allargare i mercati quanto di controllarlo, ciò che sta accadendo oggi, pur condividendo quest’ultimo scopo, è radicalmente differente e assolutamente definitivo.
Partiamo proprio dall’obiettivo generale del potere in quanto tale, cioè riprodurre se stesso. Condizione basilare perché ciò avvenga è l’eliminazione degli elementi che in potenza potrebbero impedirne la riproduzione.
La prima fase del potere, che percorre quasi tutta la storia umana, individua in alcuni gruppi di persone gli elementi potenzialmente eversivi e quindi mortali per il potere stesso (il patrizio teme il plebeo, il borghese teme il proletario e così via), andando ad agire direttamente, in modo più o meno accorto, sul gruppo di persone specifico, tentando di arginarne la minaccia. Ciò di cui il potere oggi è invece divenuto consapevole è la cognizione che l’elemento eversivo non è rappresentato da un gruppo di persone con idee contrarie a quelle imposte, ma è l’uomo in sé, che cela sempre in potenza la coscienza e la ribellione, rendendolo di fatto impossibile da controllare. Ciò su cui si deve allora intervenire è l’uomo in quanto tale, che deve essere trasformato e riplasmato in un essere differente, “abile” ad essere sottoposto al controllo totale.
Vediamo che traiettorie e che strategie attua il potere per perseguire questo scopo.
Uno degli aspetti fondamentali di questa strategia è la gestione del dissenso. Il dissenso si manifesta per due ragioni principali: la prima è il fatto incontestabile che il potere, nel tentativo di concretizzare il proprio scopo, deve necessariamente mettere in crisi il sistema precedente (quindi sconvolgere universi valoriali, tradizionali etc) e questo causa spesso resistenza da parte di chi si riconosce ancora in quel sistema. La seconda ragione, meno intuitiva ma ben più importante, è rappresentata dall’innata inquietudine giovanile, dal desiderio di ribellione proprio di quel periodo della vita, che deve essere fatta sfogare in modo funzionale al sistema, cioè verso temi controllati.
Cominciamo analizzando quest’ultimo punto. I “temi pilota” che il potere fornisce sono principalmente due: il movimento LGBT (con tutte le sue teorie ed accezioni) e la crisi climatica. Queste tematiche, oltre ad essere manipolate, fungono da catalizzatore per alcuni processi fondamentali al potere. Vediamo come.
Il movimento LGBT è un aspetto del fenomeno più ampio della globalizzazione. Senza dilungarsi su un tema che andrebbe diffusamente approfondito, intendiamo la globalizzazione come un processo volto ad un appiattimento economico, culturale, tradizionale e religioso che, nell’incontro culturale non ne valorizza ed esalta le differenze, ma le annulla e sopprime con l’adozione del paradigma consumista, ottenendone così di fatto la distruzione (es: l’individuo può godere di pietanze provenienti da tutto il mondo ma non è in grado di dire quali sono i cibi tipici della propria terra, non ne conosce la nascita, la lavorazione, la storia; non aspira a valorizzare la propria cultura ma emula quella del paese che impone la globalizzazione: nel vestire, nel parlare, fino ad arrivare a far proprio l’universo valoriale e tradizionale imposto). In questo senso il movimento LGBT fa un passo in avanti, uno slancio coraggioso: La globalizzazione uccide “l’uomo sociale” (inserito in una società e portatore di cultura), mentre la teoria gender uccide “l’uomo in sé”. Questo avviene perché l’individuo, già ridotto ad animale senza valori, si riconosce quantomeno nella distinzione naturale ed incontestabile di uomo e donna, di dualità dei sessi. Configurandosi questa coscienza come l’unico e ultimo baluardo che ancora rende l’uomo tale, il potere annichilisce (tramite l’ideologia gender) questa legge naturale facendo regredire l’uomo ad una condizione di pre-creazione. L’uomo, ormai svuotato, torna così ad essere una massa informe di “terra ancora recente con acqua piovana” (Ovidio, Metamorfosi, libro I, versi 81-82), ma questa volta l’impegno di (ri)formare la creatura non spetta più a Prometeo ma al potere, che ottiene così facendo una creatura fluida capace di adattarsi (ma incapace di autodefinirsi in modo chiaro) a qualunque cosa in qualunque momento. Fatto l’uomo nuovo, pronto per il controllo, bisogna adoperarsi ed elaborare gli strumenti per controllarlo.
Veniamo così al secondo tema controllato dal potere: la crisi climatica. Si badi che non si intende qui verificare la veridicità o meno di certe teorie ma solo evidenziare come la vera o presunta crisi sia sfruttata dal sistema per accelerare i tempi verso l’obiettivo del controllo totale. L’evoluzione del mondo green va infatti di pari passo con l’evoluzione tecnologica (pannelli solari, macchine elettriche, contatori intelligenti etc). Ciò che però dà alla crisi un valore fondamentale è il suo carattere emergenziale. Il fatto che si tratti di un problema da risolvere nel minor tempo possibile, legittima il potere a prendere decisioni autoritarie ed arbitrarie. Il tema sarebbe molto più ampio e presenterebbe risvolti molto più gravi ma qui ci si limiterà ad alcuni esempi concreti che svelano, ad un occhio attento, la reale intenzione di questi stessi provvedimenti: i divieti regionali di circolazione per auto con motore Euro 4 o inferiore (che costringono ad adottare mezzi nuovi dotati di sistemi di controllo come GPS), le dichiarazioni dell’ex ministro Colao sulla transizione tecnologica, l’inizio dell’installazione di contatori intelligenti per monitorare il consumo energetico, il piano sull’utilizzo dei droni in alcune città già italiane come Firenze. Tutte misure che, giustificate o meno, sono evidentemente indirizzate ad un aumento del controllo sugli individui, dal momento che puntano a monitorarne ogni aspetto della quotidianità.
Veniamo ora al primo punto, citato in precedenza parlando di gestione del dissenso, ovvero la gestione di coloro che si oppongono alle imposizioni. Nella gestione di questi individui il potere adotta varie strategie, alcune nuove, altre già ampiamente collaudate. Partendo da queste ultime: i soggetti devono essere noti, facilmente individualizzabili dai soggetti in linea col potere, ghettizzati e criminalizzati. Tutte strategie utilizzate negli ultimi due anni e che hanno dato esito assolutamente positivo per il potere.
Nuova strategia utilizzata è, invece, costringere i soggetti ostili ad utilizzare gli stessi strumenti controllati dal potere e utilizzati dallo stesso proprio per il controllo. Perciò per organizzare il dissenso diviene impossibile (perché il sistema lo rende tale) non utilizzare gli strumenti di comunicazione di massa, i social media, i cellulari, i computer, rendendo il lavoro del potere enormemente più semplice, o meglio, svolgendolo al suo posto.
Il tema permette di presentare una ulteriore condizione fondamentale perché il potere porti a termine il suo scopo: l’obbligatorietà dello strumento di controllo, che deve essere visto come una conquista ed un diritto e non come un’imposizione. In questo senso ci si trova in un momento storico in cui questa condizione è realizzabile, dal momento che è possibile un costante condizionamento e controllo di massa tramite l’esistenza del cellulare, strumento reso obbligatorio dal sistema ma che l’individuo accetta come conquista sociale. Il suo utilizzo non è più una libera scelta, dal momento che senza di esso non è possibile gestire il denaro digitale (la cui esistenza è un’altra condizione di controllo fondamentale, si vedano i blocchi dei conti correnti ai manifestanti contro il passaporto vaccinale in Canada) e la maggior parte degli individui non potrebbe più lavorare (si veda l’aumento esponenziale dello Smart working negli ultimi anni).
Ultima strategia adottata dal sistema è quella delle crisi accessorie. Queste ultime si configurano come crisi determinate da un dato casus belli e che, in definitiva, risultano fondamentali al sistema per accelerare su alcuni processi di controllo.
Vediamo le ultime due sulla linea temporale: la crisi pandemica e la crisi bellica in Ucraina. La prima ha avuto svariati risvolti, di cui il principale riguarda la digitalizzazione. Con il covid la digitalizzazione è infatti divenuta obbligatoria e quotidiana. Obbligatoria perché senza il QR code rilasciato in seguito alla vaccinazione non era possibile accedere ai servizi, all’istruzione, alle attività lavorative. Lo stesso codice doveva poi essere mostrato o controllato (o entrambe) tramite uno strumento digitale. Quotidiana perché il controllo era sistematico e all’ordine del giorno. In definitiva è stata quindi normalizzata (e metabolizzata) l’obbligatorietà e la quotidianità della digitalizzazione e, tramite essa, del controllo. Altro risultato fondamentale che la crisi accessoria scatenata dal covid ha avuto è stata la possibilità di una catalogazione di massa dei soggetti contrari alle decisioni del potere. Il vero successo non è quindi stato la loro ghettizzazione ma il loro riconoscimento.
Ultima crisi accessoria è la situazione bellica in Ucraina, creata a tavolino per imporre determinate risposte alla crisi. Anche qui duplice è il risultato: l’accelerazione sulle tematiche ambientali e quindi sulla “transizione Green” e il consolidamento e messa in sicurezza da parte USA del blocco europeo. Ci limiteremo al primo punto, la cui validità è evidente da una sufficiente osservazione della realtà (rincaro del gas fonte non rinnovabile, taglio dei consumi, rincaro bollette e carburante etc), che tra l’altro ci viene resa esplicita da sedicenti banchieri come Federico Signorini (direttore generale della Banca d’Italia):”sono d’accordo con le misure di molti governi per mitigare l’impatto immediato dei rialzi eccezionali dei prezzi energetici, ma va ricordato come tali prezzi devono crescere per raggiungere i nostri obiettivi di lungo termine nella transizione climatica, obiettivi che l’attuale transizione rende ancora più vitali” (intervento all’assemblea annuale ANIA del 10/10/2022). Sommando quindi: gli strumenti di controllo che si stanno imponendo con il casus belli della crisi climatica, l’accelerazione di questo processo data dalla situazione bellica e la normalizzazione della necessità di dover soddisfare certi requisiti per poter accedere ai servizi, non è difficile prevedere che valore e che caratteristiche potrà assumere (in un futuro molto prossimo) uno strumento simile al green pass.
Gestione del dissenso, obbligatorietà degli strumenti di controllo e crisi accessorie sono tre delle varie strategie messe in atto dal potere per trasformare l’uomo e riuscire definitivamente a controllarlo, attuando quello che spesso prende il nome di grande reset.
Le strategie per combattere questa deriva possono essere diverse ma tutte devono favorire un ritorno dell’uomo a se stesso, ristabilire un contatto umano, fisico e spirituale con la terra, cambiando quindi le carte in tavola, portando il potere su un terreno in cui è in svantaggio, ovviando agli strumenti e alle vie proposte dal potere stesso, “colpendo dove più nuoce, selezionando questioni e problemi su cui il sistema non può indietreggiare, su cui non potrà scendere a compromessi. Sarà una lotta all’ultimo sangue”. (Theodore J. Kaczinsky)
Francesco Mucelli