La chiave del mondo postmoderno

Quello su cui la corrente liberal-capitalistica – uscita vincente dall’ecumene del XX secolo – seppe incidere maggiormente è stato sicuramente l’assetto spirituale dell’uomo, cioè la sua intrinseca natura, divenuta ora massificata e snaturata a tal punto da trasformarsi, dando vita a un nuovo stadio antropologico nella storia dell’umanità – quello da molti battezzato come homo consumisticus. Le caratteristiche di questo nuovo profilo antropologico sono a tutti abbastanza note e già ampiamente trattate in varie sedi da varî autori: in linea generale, ci preme ribadire la sua intima connessione con la società in cui vive, che lo determina non essendo però da esso naturalmente determinata, se non in modo collaterale. 

   Il crollo della coscienza-Io di cui abbiamo anche noi trattato altrove, ha come immediata conseguenza il condizionamento passivo di cui l’homo consumisticus è vittima e al contempo carnefice, quasi in un autodafé all’ennesima potenza. Il dramma di tutta la vicenda consiste nella cieca e narcisistica fiducia che l’homo consumisticus ha di se stesso in rapporto alla società: quella di un dominato che si crede dominatore. In balia dalle passioni, cioè dalla parte della personalità che dovrebbe saper obbedire all’Io superiore, questa, sovvertendo il rapporto normale, ora lo tiranneggia. E il ruolo del vero Io, rimasto vacante, viene delegato in subappalto a qualche nebuloso organismo esterno e superiore evidentemente all’uomo massificato. Storia docet: le operazioni segrete (poi desecretate) degli enti di sicurezza del governo americano, atte a condizionare, convogliare, se non direttamente controllare la vita dell’uomo-massa – per citarne alcune, tutte sufficientemente documentate: l’Operation CHAOS, funzionale al controllo del dissenso (iniziata nel 1967, solo un anno prima del fatidico e tanto osannato ‘68…); l’Operation Mockingbird, Operation Paperclip, Operation Northwoods (proposta di false flag come pretesto per un’invasione militare di Cuba) e la famigerata MkUltra, che mirava al controllo diretto della mente dell’uomo (con l’uso di ipnosi, droghe ecc.).(I) Tutto ciò a titolo informativo e bibliografico. 

 L’elemento di fondo rimane sempre il veleno spirituale che permette il funzionamento di un tale processo perverso, la mancanza del quale arresterebbe immediatamente la degenerescenza, la dipendenza – e porterebbe alla vera libertà,  non costituita da sovversione, focolai timici e inquietudine cronica. Libertà che consiste anche nel venir meno delle stampelle e dei deambulatori su cui conta l’uomo di oggi, pena il più grande pericolo per la propria vita – in sintesi, si tratta di elevarsi, o soccombere. 

La natura prettamente esperienziale di tale veleno spirituale si esplica nella vita quotidiana dell’uomo di oggi: in particolare nell’ossessione per tutto ciò che S. Paolo denota col termine « carne ». A questo proposito, è utile segnalare un interessante libro, uscito abbastanza recentemente, che descrive – sulla falsariga dell’autobiografia dell’autrice – il funzionamento del mondo lavorativo nelle start up americane della Silicon Valley(II). Da questa lettura emerge chiaramente che l’elemento di fondo su cui poggia l’intera filosofia tecnocratica è essenzialmente il piacere dei sensi, oltre al capitale. E’ veramente incredibile constatare come l’uomo di oggi – a dispetto di quello che può apparire – sia veramente mansueto in quanto a richieste: tutto quello che richiede è semplicemente un benessere fisico, e per questo è disposto anche a sacrificare la vita per il lavoro. Pressappoco come il cane, a cui è sufficiente una ciotola piena per fare il bravo. 

Su questa linea si sta sviluppando oramai il nuovo modo di lavorare, basti vedere aziende come Twitter od altre, che richiedono tanto dai lavoratori da farli dormire in ufficio, con il massimo del comfort.

L’uomo, superiore agli animali per l’ampio spettro di possibilità di cui è dotato, ricade in una forma non già animale, ma appunto primitivistica, biologistica, avulsa da qualsiasi vera volontà personale. 

E’ la naturale conseguenza della civiltà della macchina – figlia primogenita del periodo post-napoleonico – con l’annessa massificazione e plebeizzazione di tutti i campi dello scibile e della cultura umani: dall’arte, alla pittura, all’architettura ecc. Tutto riproposto in chiave materialistico-utilitaristica e profittevole sul lato economico. Da parte nostra, condividiamo appieno l’osservazione che Raffaele Giovannelli fa in un suo articolo circa l’arte (o la non-arte) dei giorni nostri: « L’uomo moderno non ha risorse da dedicare all’arte. Questa è una verità incontestabile. Per creare le macchine, per vivere con le macchine e per vivere grazie alle macchine si è dovuta acquisire una particolare forma mentis, fondata sulla più rigorosa razionalità. E’ necessario pensare come le macchine funzionano per essere dentro l’era della civiltà delle macchine. Non c’è via d’uscita. delle macchine. Non c’è via d’uscita. L’uomo moderno può solo usare gli ornamenti (cioè l’arte) delle culture passate, può scegliere da un vasto campionario e poi incaricare le macchine di eseguire riproduzioni perfette, non distinguibili dagli originali. »(III)

Come uscire da questo tunnel sempre più tenebroso? Anzitutto è necessario conoscere la propria forza, posta in potenza in tutti gli esseri umani. Poi è sufficiente metterla in atto. Su questo si potrebbero scrivere non già articoli, ma libri interi. In questa sede è opportuno concentrarci su un aspetto, che è però centrale: è necessario scardinare la passività che la vita nel mondo della tecnica ci ha fatto interiorizzare. A questo proposito si potrebbe anche citare passi della più celebre agiografia cristiana: « Procuri l’anima di tendere sempre: non al più facile, ma al più difficile; non al più saporito, ma al più insipido; non al più piacevole, ma al più disgustoso; non al riposo, ma alla fatica; non al conforto, ma allo sconforto; non al più, ma al meno; non al più alto e pregevole, ma al più vile e spregevole; non a voler qualcosa, ma a non voler nulla; » (IV) Chi non intendesse il sottile monito di queste massime (e il perché le abbiamo ivi inserire), volendo procedere con il solito moralismo mortificatore, è libero di farlo, e di scegliersi la via che meglio crede. In quanto a noi, sappiamo cosa vogliamo e come raggiungerlo. 

 Ancora due parole sul livello mondano, diciamo pure « operativo »: con l’atto di volontà che speriamo di aver descritto, è necessario adoperarsi per sradicare direttamente e personalmente il male da noi stessi. Rifiutare aristocraticamente il modello americano autoimposto e rispedire al mittente le sue proprie avance. 

Tutto questo non è per nulla semplice, anche se può sembrarlo: l’inizio è sempre tortuoso e impervio. Ma questa è la chiave del mondo postmoderno.

NOTE

(I)

https://en.wikipedia.org/wiki/Operation_CHAOS

https://en.wikipeda.org/wiki/Operation_Mockingbird

https://en.wikipedia.org/wiki/Operation_Paperclip

https://en.wikipedia.org/wiki/Operation_Northwoods

https://en.wikipedia.org/wiki/MKUltra

(II) WIENER Anna, La valle oscura, Adelphi 2020

(III) 3-9-06La civiltà delle macchine (lacrimae-rerum.it)

(IV) San Giovanni della Croce, Salita al Monte Carmelo, Libri I, capitolo 13,5-6

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