Il Territorio Libero nel contesto geopolitico internazionale

 

Excursus storico

Al fine di poter comprendere le reali potenzialità di uno stato neutrale, demilitarizzato e dotato di porto franco quale è il Territorio Libero di Trieste, è necessario considerare la situazione geopolitica e storico-sociale dall’epoca della sua fondazione sino al 1954, anno del conferimento dell’amministrazione sub mandataria all’Italia (per la zona A) e alla ex Jugoslavia (per la zona B). 

Il 1947, anno della firma del Trattato di Pace, sancisce la conclusione formale della sanguinosa vicenda bellica che aveva segnato l’Europa per sei anni, dalla quale ne usciva divisa in due blocchi contrapposti: il blocco comunista ad Est e il blocco atlantico – capeggiato dagli USA – a Occidente. È  lecito assumere che la fine dei fascismi favorì in maniera evidente lo scontro tra i due “mondi” contrapposti, in quanto, venendo meno l’ideologia prima dominante, si dissolse anche l’effetto di “cuscinetto” geopolitico che stati come l’Italia fascista, la Germania e successivamente – anche se in maniera minore – la Spagna, attuavano. Ci sarebbe anche molto da dire circa la genesi dell’inimicizia fra USA e Russia sovietica: se, da un lato, l’impero USA veniva visto come l’impero del capitalismo per antonomasia (che era, almeno in teoria, antitetico rispetto a ciò che la Russia avrebbe dovuto incarnare), è anche vero che in principio i comunisti non vedevano negativamente lo stato d’Oltreoceano. Lo stesso Stalin lodò più volte il “modello americano”, sostenendo addirittura che l’unione dello spirito rivoluzionario e dell’americanismo definisce “lo stile del leninismo”, definendo così “il tipo completo del militante leninista”. 

In ogni caso, l’inizio della Guerra fredda – che raggiunse il suo culmine venti anni dopo con la crisi dei missili di Cuba e la costruzione del Muro di Berlino – spezzò definitivamente qualsiasi possibilità di dialogo e i paesi della Cortina di ferro divennero ufficialmente ostili al patto Atlantico. La svolta per le nostre terre arrivò nel 1948 con la rottura tra Tito e Stalin e la conseguente uscita della Jugoslavia dal Cominform: proprio in questa occasione si rilevò l’importanza strategica del TLT – che, ricordiamo, era allora sotto l’amministrazione del GMA – in quanto mezzo che apriva la possibilità per portare la Jugoslavia sotto la sfera d’influenza occidentale. Da ciò scaturì il notevole favoritismo degli Alleati nei confronti della Jugoslavia, sia a livello economico che amministrativo, nella prospettiva di giungere ad un cambio amministrativo nel TLT – cambio che effettivamente avvenne nel 1954, di cui abbiamo già trattato in un precedente articolo (link).

Il TLT era dunque concepito piuttosto come mezzo, che come un fine: paradossalmente, se si fosse giunti ad un’effettiva istituzione del TLT come il Trattato prevedeva, questo avrebbe immediatamente perso le sue qualità strategiche, in quanto avrebbe sancito un’apertura ineludibile verso Est (cosa che gli Alleati volevano evitare a qualunque costo). In effetti, lo stato che propose con più veemenza l’istituzione del TLT quale stato sovrano, proponendo anche nel ‘53 il colonnello svizzero Hermann Fluckinger come governatore fu proprio l’Unione Sovietica. Un anno dopo la questione venne “risolta” alla meno peggio e in maniera più o meno legale, affidando l’amministrazione sub mandataria a terzi. 

L’era del liberalismo

Il 1989 sancisce la vittoria del liberalismo americano e la sconfitta del socialismo realizzato. Con la dissoluzione dell’URSS avvenuta nel 1991 si prospettano nuove prospettive commerciali con gli stati ex sovietici, allora in fase di complesso transito dal sistema economico socialista al capitalismo e al libero mercato. È  in quegli anni che si registra l’ascesa più aggressiva del capitale che col libero mercato inizia a impadronirsi anche in Occidente delle istituzioni e dei servizi soggetti in precedenza al dominio dello stato. Impennano le privatizzazioni, la politica è ufficialmente funzionale al benestare dell’economia, comincia a formarsi anche un nuovo modello di politico-imprenditore, prima pressoché assente, che in Italia ha il suo modello nella persona di Silvio Berlusconi.. La Yugoslavia si dissolve in un decennio di sanguinosi conflitti, che culminano con il bombardamento NATO sulla Serbia del 1999. L’impero americano si estende in Iraq, in Afghanistan, infine in Libia. Subentra il problema – spesso fomentato ad hoc – del terrorismo.

Il mondo unipolare – dal punto di vista economico, sociale, militare e politico – si appresta a combattere una crociata contro il terrorismo, sotto l’egidia USA. Dopo venti anni di fallimentari operazioni militari in Afghanistan, l’amministrazione Trump si appresta a ritirare la propria presenza militare dallo stato.

La situazione odierna

L’attuale situazione geopolitica è in realtà molto simile a quella di settant’anni fa. Con l’inizio dell’Operazione militare speciale in Ucraina del 24 febbraio scorso, la Russia è nuovamente considerata ostile, soggetta a pesante sanzionamento da parte di tutti gli stati Europei (alcune differenze riguardano l’Austria), nonché a embargo pressoché totale. Le sanzioni si riversano, com’è evidente, sull’Europa stessa che si ritrova ora in una situazione economica di certo non rassicurante, con un’inflazione che continua a crescere a causa dei costi delle materia prime (in primis dell’energia). 

L’inizio della guerra in Ucraina va però inteso come il principio di un nuovo riassetto delle dinamiche geopolitiche per una futura normalizzazione dei rapporti di forza tra le grandi potenze. È  evidente che l’ascesa degli stati dell’ex Terzo mondo, ora BRICS (acronimo di Brasile – Russia – India – Cina – Sudafrica), potrà limitare e contrastare, dopo oltre trent’anni di dominio incontrastato, l’egemonia americana. La tecnologia cinese già da anni concorre a quella americana, inoltre non bisogna sottovalutare, specialmente in ambito militare, la tecnologia iraniana – proprio l’Iran sta in questi ultimi mesi prendendo in considerazione l’ingresso nel BRICS.(I) 

Qual è il ruolo del Territorio Libero in tutto questo?

Il ruolo di uno stato demilitarizzato, neutrale e sovrano qual è il TLT è notevole, in quanto farebbe da vero e proprio “polo” geopolitico di collegamento tra i due “mondi”, quello occidentale americano e quello del BRICS. Il ruolo chiave del TLT è inoltre necessario al fine di evitare una nuova guerra fredda tra i due poli che sarebbe, considerate le problematiche del mondo contemporaneo, solamente l’ennesima sciagura nella storia dell’umanità. 

Il fallimento del libero mercato è oggi misurabile nei termini dell’inquinamento ambientale, del lavoro precarizzato e mal pagato, dell’esaurimento dei materiali, nonché in quelli della nuova schiavitù tecnologica delle materie prime che colpisce i paesi più poveri, dove viene spesso sfruttata spudoratamente la mano d’opera infantile nelle miniere dei metalli rari necessari per lo sviluppo tecnologico occidentale. (II) È evidente la necessità di passare a un’economia improntata alla pianificazione e la premessa per arrivare a ciò è ristabilire i rapporti di forza internazionali, che non possono essere unipolari e sottoposti all’egemonia di un’unica superpotenza. 

In ultimo, ma non per importanza, bisogna considerare l’eventualità – per quanto remota e non desiderabile – di un’estensione dell’attuale guerra su altri territori europei e l’incombente minaccia della NATO, che potrebbe facilmente portare ad una guerra tanto globale quanto definitiva. 

Il TLT, per i suoi sottintesi storici e le sue caratteristiche costituzionali, contribuirebbe attivamente a scongiurare tutto ciò, giocando un ruolo chiave anche in vista di un ipotetico accordo di pace tra Russia e Ucraina.


Note

(I) Iran applies to join BRICS group of emerging countries | Business and Economy News | Al Jazeera

(II) Proponiamo l’ottimo report RAI sulle miniere del coltan: Nelle miniere dove nascono gli smartphone – Nemo – Nessuno Escluso 25/05/2017 – YouTube

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