Difendiamo la nostra identità

Qualche scatto della nostra azione di attacchinaggio in difesa del bilinguismo e contro “l’ufficialità della lingua italiana” in Costituzione, proposta dal noto anti-slavo senatore Roberto Menia di Fratelli d’Italia. Il diritto internazionale sul tema è chiaro:

 “Le lingue ufficiali nel Territorio Libero saranno l’italiano e lo sloveno” (Trattato di Pace di Parigi art 21 allegato VI art. 7). La legge in esame sarebbe pertanto doppiamente illegale, perché, oltre a non rispettare i diritti generali delle varie minoranze in Italia, verrebbe forzatamente applicata anche nel Territorio Libero di Trieste dallo Stato amministratore, senza averne alcuna potestà legale.  

 La nostra identità ha radici troppo profonde per essere semplicemente assimilata a una presunta Unità d’Italia. Trieste è storicamente una terra di confine che unisce il mondo slavo, latino e germanico: da qui la sua ricchezza. A Trieste e i suoi dintorni la comunità slovena è autoctona, presente su questa terra da tempi immemori e ha pieno diritto di salvaguardare la propria identità contro ogni tentativo di assimilazione. Nel 1910 il 30% della popolazione era slovena, ma come ben sappiamo durante il ventennio lo stato italiano ha promosso una violenta italianizzazione di cui si vedono gli effetti ancora oggi. Proprio per questo il diritto internazionale ci garantisce sul territorio la piena egualità della lingua slovena e italiana. Il nazionalismo Italiano, spacciatosi per difensore di Trieste, dimostra per l’ennesima volta il proprio carattere anti-identitario, proponendo una legge illegale che non rispetta la ricchezza tradizionale, etnica e culturale del nostro angolo della Mitteleuropa. D’altronde, da un uomo come Menia, che ha fondato la propria carriera sull’antislavismo sciovinista, non ci aspettavamo altro. 

Condanniamo anche senza mezzi termini chi come il PD e la sedicente rappresentante della minoranza a Roma, senatrice Tatjana Rojc, strumentalizza la questione supportando un bilinguismo a metà non basato sui diritti sanciti dal Trattato di Pace, bensì dalla legge regionale 38/2001. Evidentemente anche una certa sinistra teme di appellarsi al diritto internazionale in quanto metterebbe di nuovo in discussione la sovranità giuridica dell’ Italia su Trieste, cosa che potrebbe risultare scomoda al potere reggente. Come al solito ci troviamo di fronte a due facce del medesimo sistema.  

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